La “pista”

Dicembre; in tutte le case di campagna marchigiane di una volta (e in alcune di quelle odierne, come la mia) questo è il tempo della “pista”: l’uccisione e la lavorazione del maiale. Con la “pista” (il nome credo venga dal processo di pestaggio, compressione, della carne negli insaccati, ma chiedo aiuto ai lettori esperti di dialetto marchigiano), dal maiale si tiravano fuori, grazie alla sapienza e all’impegno degli uomini di una volta, le prelibatezze che tutti conosciamo: dal prosciutto al ciauscolo, dalla coppa al lonzino…

Ora ne abbiamo un altro di porcello, anzi di “porcellum”, da lavorarci per bene, per cercare di tirarne fuori qualcosa di meglio, di più digeribile, di quel che è adesso.

Lavoriamocelo, dunque, questo “porcellum”, visto che non c’è nessuno a Roma in grado di modificarlo e trasformarlo: cominciamo con una cosa piccola, per esempio aderendo alla petizione on line per chiedere al centrosinistra di fare le #primarieparlamentari (basta cliccare su questo link, poi puoi diffondere la cosa sui social network, o via mail, se ti va): è un modo per scegliere direttamente, come sarebbe giusto, chi ci rappresenterà, invece di accontentarci dei nomi (di solito difficili da digerire, molto più del salame più speziato, molto più del guanciale più grasso…) che ci propinano dall’alto.

Quindi votate! dissezionatelo voi dal basso quel porco “porcellum”! prendetevi la libertà di fargliela voi, la festa, a quei porcellini che si aggirano grufolanti in Parlamento!

Buone #primarieparlamentari a tutti.

Aggiornamenti.

#1 Le primarie per i parlamentari il PD le farà, e anche è per me una notizia grandiosa. Qualcuno, però, è talmente critico che fa pensare che lui avrebbe preferito le liste bloccate. Mah.

#2 Mio padre, che è l’esperto della situazione, mi fa cortesemente notare che nella foto c’è il momento dell’ammazzamento del porco, che tecnicamente con la “pista” non c’entra niente. Mi scuso.

#3 si attende ancora il supporto linguistico del Giallo.

3 pensieri su “La “pista”

  1. A dire la verità non mi sono mai interrogato sull’etimologia del termine, però mi pare che si possa condividere il rapporto con pistare (che ha un senso un po’ più ampio del solo ‘schiacciare’: ricordo per esempio che mia nonna preparava lo pisto da dare da mangiare alle oche, una specie di battuto a base di erbe tritate e semola di grano).
    Certo comunque che se uno leggesse solo questo post e magari partisse dalla fine si farebbe una strana idea di te e delle tue posizioni politiche! 😉

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  2. Notarella natalizia tardiva: come spesso accade, probabilmente la chiave sta nel latino: non tanto in pistare, quanto piuttosto in pinso, -is, pinsŭi e pinsi, pistum e pinsum o pinsĭtum, -ĕre (che sta alla base sia di pinsare che di pistare): questo verbo infatti significa principalmente ‘pestare’, ‘pigiare’, ‘macinare’ (ed è legato alla lavorazione del frumento – pistor, ‘mugnaio’, pistrinum, ‘mulino’, di cui Plauto fece esperienza), ma anche ‘tritare’; tutti verbi che si adattano alla pista durante la quale la carne viene non solo pressata (penso in particolare all’insaccamento della lonza, oltre che a quello di salami e salsicce), ma anche (e soprattutto) ridotta a piccoli pezzi e macinata.
    (Almeno così credo)

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